Perché “Zero Rifiuti” deve essere molto di più di “Zero Rifiuti in discarica”

Cosa significa "zero rifiuti"?

Parliamo chiaramente: il concetto di “zero rifiuti” è diverso da "zero rifiuti in discarica", essendo quest’ultimo eccessivamente incentrato sulla sostituzione delle discariche con inceneritori e valorizzatori. No, la filosofia zero rifiuti punta direttamente ai vertici della gerarchia dei rifiuti e incoraggia la riprogettazione di prodotti e confezioni in modo che possano essere utilizzati il più a lungo possibile. I materiali scartati non finiscono inutilmente nelle discariche o negli inceneritori, ma vengono progettati fin dall’inizio per diventare nuovamente risorse. L'attenzione è rivolta alla prevenzione della produzione dei rifiuti, piuttosto che al modo per smaltirli una volta generati. Zero rifiuti significa, infatti, impegnarsi sul fronte dei sistemi di produzione e distribuzione (ovvero sull'intero processo integrato invece che sui singoli elementi che lo compongono) e sul passaggio dai cicli di fornitura lineari a quelli più circolari.

Molti pensano che l'impegno verso la strategia zero rifiuti sia fuori dalla propria portata: è troppo difficile, vi sono troppi materiali difficili da gestire, è troppo complicato modificare il comportamento delle persone. Ma per DS Smith zero rifiuti è un processo, un obiettivo ambizioso se vogliamo, che si raggiunge con piccole iniziative facilmente gestibili, facendo in modo che le risorse restino produttive più a lungo nell'economia.

La filosofia zero rifiuti è il fulcro dell'attività di DS Smith e cerchiamo di ideare soluzioni di imballaggio che non generino rifiuti ma offrano soluzioni di riciclaggio che assicurino la trasformazione della totalità delle risorse raccolte in qualcosa di nuovamente utile. Ciò significa evitare le discariche a ogni costo. Noi non investiamo in discariche, ma solo in processi aziendali innovativi che aiutino i clienti a ottenere il massimo utilizzando quante meno risorse possibile. In qualità di riciclatori, siamo consapevoli del ruolo dell'incenerimento nei sistemi di gestione dei rifiuti, ovvero il recupero di energia dai materiali non idonei al riciclaggio. Il problema nasce quando si inizia a fare affidamento sull'incenerimento come sbocco predefinito per materiali che potrebbero invece essere riutilizzati o riciclati.

Soluzioni zero rifiuti

La sfida zero rifiuti consiste nel riuscire a fare in modo che le persone pensino al vero costo e all'impatto della gestione dei propri rifiuti. Si tratta di incoraggiare le persone a rivolgere maggiore attenzione ai vertici della gerarchia dei rifiuti, con un modello più adeguato di gestione dei rifiuti. La riduzione dei rifiuti occupa il primo posto nella gerarchia dei rifiuti, seguita dal riutilizzo e dal riciclaggio. Le posizioni finali sono occupate dal recupero energetico (incenerimento) e ,come ultima risorsa, dalla discarica, e devono essere prese in considerazione solo dopo che sono state esaurite tutte le altre opzioni. In passato molte aziende iniziavano a occuparsi dello smaltimento dei rifiuti partendo dal fondo della gerarchia. Tuttavia, per rispettare veramente i principi della gerarchia dei rifiuti, occorre iniziare dall'alto, con la prevenzione della generazione stessa, per poi spostarsi verso il basso. Quando un'azienda adotta questo approccio, può raggiungere un duplice obiettivo: risparmio economico e ambientale, con vantaggi sotto ogni punto di vista.

Quindi, l'idea è impedire che i rifiuti scendano troppo in basso nella gerarchia, eliminandoli alla fonte. Ad esempio, negli ultimi anni, la progettazione delle confezioni delle uova di Pasqua è cambiata drasticamente: invece di proporle in grandi scatole di dimensioni due o tre volte superiori a quelle dell'uovo stesso, ora sono disponibili in confezioni minimali, prive del materiale in eccesso.  Abbiamo bisogno di altre iniziative come questa.

Il secondo gradino nella gerarchia dei rifiuti è una progettazione che promuova il riutilizzo dei prodotti. Quando le persone acquistano una lavatrice, ne comprano il tamburo, i componenti elettrici, i preziosi metalli dei circuiti stampati, il blocco di cemento alla base ed ogni sua singola parte. Quando la lavatrice raggiunge il termine del proprio ciclo di vita, viene portata un centro di riciclaggio per essere smantellata, frantumando e riciclando tutti i suoi componenti. Una soluzione alternativa consisterebbe in una riprogettazione del prodotto da parte del fabbricatore, con l'inserimento di componenti sostituibili che assicurino il riutilizzo del prodotto quanto più a lungo possibile. Progettare prodotti e confezioni riutilizzabili è fondamentale per il dibattito sull'economia zero rifiuti.

Poi c'è il riciclaggio. Questo è il punto su cui ci concentriamo maggiormente per generare valore. Noi consideriamo i materiali una risorsa, non un rifiuto, e quando possibile definiamo processi di riciclaggio a circuito chiuso. Ad esempio, la carta e il cartone da noi raccolti vengono inviati a cartiere dove saranno riciclati: il materiale prodotto in questo modo viene quindi inviato ai nostri stabilimenti di confezionamento per creare nuove scatole in cartone. Questo processo a circuito chiuso, che consiste nella raccolta di materiali scartati, successivamente riciclati e reinseriti nell'economia, richiede 14 giorni e consente ai materiali di continuare a generare valore.

Stiamo inoltre sviluppando circuiti chiusi per altri materiali, in particolare quelli plastici: le pellicole raccolte presso i rivenditori, ad esempio, si trasformano in "borse riutilizzabili" per la spesa.

Il business del riciclaggio deve essere incentrato sulla qualità. Perché è vero che bisogna rendere il riciclaggio quanto più semplice possibile per le imprese e i consumatori, ma occorre anche bilanciare tutto questo con la realtà delle infrastrutture di riciclaggio che, come ogni altro produttore, richiedono materie prime di qualità. Dopotutto, è innegabile che un materiale riciclato di bassa qualità rischia di finire nell'inceneritore, o persino in discarica.

Il gradino successivo al riciclaggio nella gerarchia è rappresentato dal recupero energetico: riguarda i materiali che non possono essere riciclati ma che sono in grado di produrre qualche tipo di energia.  Può consistere nello sfruttamento dell'energia generata dalla combustione di tali materiali oppure dai materiali organici, quando i rifiuti alimentari vengono lavorati in un impianto di digestione anaerobica per produrre energia e compost. Questi dovrebbero essere gli unici esempi di applicazione del principio del recupero e non dovrebbero riguardare i materiali che possono essere riutilizzati o riciclati.

Alla base della gerarchia troviamo la discarica, dove si smaltiscono i rifiuti. Non esiste quasi niente per cui sia necessario ricorrere alla discarica. Se iniziamo a progettare diversamente e a generare una società a rifiuti zero, in cui le persone capiscano veramente il valore dei materiali, tutto è possibile.

 

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